Marija Gimbutas nasce a Vilnius, in Lituania, nel 1921 e cresce in un ambiente culturale fervido e stimolante. Il padre è medico, storico ed editore; la madre è la prima donna medico lituana e sono entrambi attivi per la difesa del patrimonio culturale locale. Dunque Marija respira sin da piccola una cultura composita ed è animata da un’istruzione che comprende le lingue, l’arte e la musica, ma anche le tradizioni lituane che raccontano un mondo arcaico, quasi ‘preistorico’. La morte del padre, nel 1936, segna un evento traumatico nella giovane personalità di Marija che comincia a interrogarsi profondamente sulla vita e la morte, investigando ogni tipo di credenza e rito legati al trapasso. Nel 1942 Marija si laurea in archeologia all’Università di Vilnius e, nel 1945, per fuggire all’invasione tedesca, si trasferisce in Germania dove ottiene il dottorato presso l’Università di Tubinga. Dopo il perfezionamento ad Heidelberg, si trasferisce col marito e le due figlie negli Stati Uniti dove, tra 1950 e il 1955, lavora presso la Harvard University senza poter però ambire ad alcun tipo di carriera accademica. Nel 1963, ottiene l’incarico di ricoprire la cattedra di European Archeology presso la University of California (UCLA) e può così approfondire le ricerche sulle culture pre-indoeuropee. Convinta che l’utilizzo della mitologia e del folklore potessero illuminare l’interpretazione di oggetti e simboli, Gimbutas definisce il proprio metodo ‘archeomitologia’ e le sue opere sono il risultato di una ricerca archeologica mista a un’indagine antropologica del passato. Nel 1989 pubblica The Language of Goddess, dove si concentra sul valore spirituale espresso dai manufatti pre-indoeuropei. Muore a Los Angeles nel 1994 e le sue ceneri riposano nella sua amata Lituania.
(a cura di Elena Ghezzi)